Il bonus di 200 euro previsto dal Decreto Aiuti ha l’effetto sulla busta paga netta di luglio. Ecco cosa fare per ottenerlo e gli adempimenti per dipendenti e imprese
Il bonus di 200 euro previsto dal Decreto Aiuti (DL 50/2022) ha l’effetto di incrementare la busta paga netta dei lavoratori – quella di luglio – ed è stato pensato per mitigare le ricadute della crisi legata al caro-energia e sostenere il potere di acquisto delle famiglie, ma attorno alla misura si stanno sollevando non poche criticità, e non mancano segnalazioni di un impatto operativo in termini di adempimenti che ricade sui datori di lavoro e alcune tipologie di lavoratori. Ma come funziona? Cosa occorre fare per ottenerlo e quali sono gli adempimenti per dipendenti e imprese?
Bonus una tantum di 200 euro: beneficiari e modalità per ottenerlo
Si stima che siano 31,5 milioni le persone che beneficeranno del contributo una tantum introdotto con il cosiddetto Decreto Aiuti (GU n. 114 del 17 maggio 22) che va a vantaggio dei dipendenti, ma anche di lavoratori a tempo determinato, autonomi e professionisti, stagionali, intermittenti, disoccupati, pensionati, titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, occasionali, percettori del reddito di cittadinanza, lavoratori domestici. Anche se il percorso per ottenerlo e il soggetto che lo eroga variano a seconda della tipologia a cui si appartiene.
In particolare, per quanto riguarda i dipendenti saranno i datori di lavoro con la mensilità di luglio a provvedere all’erogazione. La condizione di accesso all’indennità non è legata al reddito imponibile percepito nel 2021 – come, invece, è previsto per i pensionati -, ma il requisito è aver beneficiato in uno dei mesi del primo quadrimestre 2022 dell’esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti di 0,8 punti percentuali prevista per l’anno 2022 dalla Legge Bilancio (legge 30 dicembre 2021, n. 234).
Per i dipendenti si profilano criticità e oneri per le imprese
Una previsione questa che secondo molti potrebbe determinare criticità. “La lettura della norma” è il dubbio sollevato dalla Fondazione Consulenti del lavoro in un recente approfondimento “porta ad una prima riflessione sul significato da attribuire: sorge il dubbio se per il diritto all’indennità sia necessario aver effettivamente beneficiato dell’esonero contributivo per almeno una mensilità, oppure se sia sufficiente averne semplicemente diritto, a prescindere dell’effettiva applicazione dell’esonero da parte del datore di lavoro nelle mensilità individuate dal legislatore. Il dubbio sorge per diverse ragioni. La prima riguarda le tempistiche che i datori di lavoro hanno avuto a disposizione per procedere al riconoscimento dell’esonero. A tal fine, infatti, si eÌ reso necessario attendere le istruzioni operative e contabili dell’Inps, giunte a fine marzo. L’esposizione nelle denunce mensili dell’importo del beneficio contributivo eÌ potuta pertanto avvenire solo a partire da quelle del mese di competenza (marzo 2022). Peraltro, l’utilizzo di procedure informatiche ha ulteriormente determinato un ritardo nell’avvio del recupero dell’esonero contributivo in quanto non tutte le aziende produttrici dei software si sono adeguate entro il primo quadrimestre”.
Senza contare poi le difficoltà relative a chi è stato assunto dopo i primi quattro mesi dell’anno: in questo caso “il nodo da sciogliere eÌ se nel mese di luglio in cui dovrà essere erogato il bonus, sarà onere del datore di lavoro verificare se nel corso del primo quadrimestre il dipendente aveva un contratto che gli dava diritto alla decontribuzione e se ne ha fruito in almeno in uno dei quattro mesi. In caso affermativo, con che modalità? EÌ sufficiente un’autocertificazione del lavoratore?”
Procedure operative e autodichiarazione sul rispetto dei requisiti
Ma anche da un punto di vista operativo non mancano le difficoltà: “Sotto il profilo procedurale, eÌ previsto che il datore di lavoro proceda automaticamente al riconoscimento dell’indennità. Tuttavia, tale automaticità eÌ in realtà subordinata a una preventiva dichiarazione da parte del lavoratore di non essere titolare di un trattamento pensionistico, del reddito di cittadinanza” (o comunque non devono far parte di un nucleo familiare beneficiario del reddito di cittadinanza) perché entrambe queste condizioni danno luogo comunque all’indennità, pur con diverse modalità di erogazione. Va detto poi che l’Una tantum “spetta ai lavoratori dipendenti una sola volta, anche nel caso in cui siano titolari di più rapporti di lavoro. EÌ, pertanto, opportuno che i datori di lavoro si cautelino per evitare possibili plurimi riconoscimenti del bonus 200 euro che comporterebbero inevitabilmente recuperi in sede di controllo delle denunce mensili ai fini contributivi da parte dell’Inps”. Per ora infatti non è stato messo a disposizione un modulo univoco dal Ministero del lavoro o dal Governo. Mentre non incide “la durata dell’orario di lavoro”.
Per quanto riguarda il datore, “si procederà al recupero del credito derivante dalle somme anticipate ai lavoratori mediante compensazione con le denunce contributive del mese di luglio 2022. Le indicazioni saranno fornite dall’Inps”.
Le altre categorie beneficiarie: quando è automatico e quando va fatta domanda
Tra le altre categorie per le quali è previsto l’automatismo – con erogazione da parte di Inps – ci sono i disoccupati (per i quali il bonus verrà erogato con l’Assegno,) i beneficiari del reddito di cittadinanza (sulla card ricevuta) e i pensionati (nel cedolino). Per quanto riguarda i pensionati, i principali requisiti sono quello di essere titolari di almeno un trattamento pensionistico a carico di una qualsiasi forma di previdenza obbligatoria con decorrenza entro il 30 giugno 2022 e essere titolari di reddito personale ai fini IRPEF per il 2021 non superiore a 35mila euro.
Per quanto riguarda l’Enpaf, come si legge nell’ultima newsletter informativa, “qualora il pensionato sia titolare esclusivamente di trattamenti non erogati dall’INPS, il Casellario centrale dei pensionati individuerà l’Ente previdenziale incaricato dell’erogazione dell’indennità. Per liquidare il contributo a favore degli aventi diritto, quindi, l’Enpaf dovrà attendere la comunicazione del Casellario centrale. Per quanto riguarda i titolari di pensione in totalizzazione e in cumulo, l’indennità viene versata direttamente dall’INPS, in quanto Istituto erogatore della pensione. Il bonus viene erogato una sola volta anche se l’avente diritto è titolare di più pensioni”. Tra coloro che invece devono presentare una domanda ci sono per esempio i lavoratori a termine, gli stagionali e gli intermittenti: per costoro il requisito è che “abbiano svolto la prestazione per almeno 50 giornate e un reddito ai fini IRPEF derivante dai suddetti rapporti non superiore a 35.000 euro per l’anno 2021. La domanda andrà presentata all’Inps”.
Autonomi e professionisti: decreto da adottare a breve
Per quanto riguarda infine autonomi e professionisti, il decreto prevede “l’istituzione di un Fondo dedicato, di un importo pari a 500 milioni di euro, lasciando poi ad un successivo decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto col Ministro dell’Economia e delle Finanze, da adottare entro il 17 giugno 2022 l’individuazione dei requisiti, il limite reddituale, l’importo, procedure per la richiesta e le modalità di erogazione. I soggetti interessati sono i lavoratori autonomi e i professionisti iscritti alle gestioni Inps, nonché quelli iscritti alle Casse di previdenza autonome. Il requisito reddituale non eÌ, invece, fissato in quanto dovrà essere previsto dal decreto attuativo”.
Anche in questo caso, scrive ancora Enpaf, “tra i destinatari dell’indennità rientrano i liberi professionisti iscritti agli Enti di previdenza e, dunque, anche gli iscritti all’Enpaf. Successivamente all’adozione del decreto interministeriale, l’Enpaf provvederà all’erogazione dell’indennità, secondo le disposizioni indicate nel decreto e su apposita istanza dell’interessato”.
Francesca Giani