Paxlovid in Farmacia: modalità operative

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Avviata in diverse Regioni la distribuzione nelle farmacie del territorio dell’antivirale contro il Covid-19. Prevista formazione a sostegno del farmacista al banco

Si è avviata la macchina per la distribuzione nelle farmacie del territorio dell’antivirale contro il Covid-19 Paxlovid: mentre sono in aumento le Regioni che si stanno attivando per effettuare i passaggi necessari, nell’arco di poco potrebbero essere disponibili le prime forniture. Tra farmacisti e medici è aperto il dibattito sulle ricadute della novità, anche se c’è la consapevolezza che proprio la distribuzione sul territorio è in grado di garantire quella tempestività necessaria per l’efficacia della cura. Intanto, si è già al lavoro per una formazione a sostegno dell’attività del farmacista al banco.

Prime mosse delle Regioni. Mirone: attese a breve le forniture

Dopo che nei giorni scorsi sono stati definiti gli aspetti normativi e operativi della prescrivibilità del Paxlovid da parte del medico di medicina generale e della sua distribuzione nelle farmacie del territorio, sono sempre di più le Regioni che si stanno attivando per renderla effettiva. «Lombardia, Toscana, Lazio e a breve anche Campania» racconta Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, «sono alcune delle Regioni che stanno iniziando ad avviare gli step necessari, prendendo accordi con le rappresentanze di farmacie e distribuzione intermedia. Nell’arco di poco, una volta compiuti questi passaggi formali, ci aspettiamo che parta il flusso logistico. Il meccanismo distributivo seguirà quelli che sono gli accordi relativi alla Dpc attivi nelle varie regioni. Mentre, per quanto riguarda i volumi che transiteranno per il canale», in totale circa 45mila confezioni, ripartite tra le regioni in maniera proporzionale alla popolazione residente, «stando all’andamento che c’è stato finora, non si tratterà, almeno in questa prima fase sperimentale, di grandi numeri». Nell’ultimo Rapporto Aifa in tutta Italia nella settimana tra il 12 e il 16 aprile le richieste sono state di circa 1500 terapie. Di certo, l’obiettivo perseguito con la territorializzazione della gestione del farmaco è quello di implementarne l’utilizzo e l’appropriatezza, ma le attese, espresse di recente anche dalle rappresentanze della medicina generale, non sono, per ora, di un aumento particolarmente elevato. Secondo quanto riferisce Gianni Petrosillo, presidente Sunifar, nel suo profilo Facebook “da una stima dei possibili consumi l’impegno per le farmacie non andrà mediamente oltre le tre confezioni al mese”.

Le criticità segnalate da farmacisti e medici. Ma emergono i vantaggi del territorio

Al di là della macchina operativa e distributiva, sia tra i farmacisti sia tra i medici è aperto il dibattito sulle ricadute della novità: per questi ultimi, in particolare, è stato sin da subito messo in rilievo il carico burocratico che potrebbe derivare dalla compilazione del piano terapeutico, al momento cartaceo – per Aifa la sua informatizzazione potrà avvenire non prima di qualche settimana – e del monitoraggio del paziente. Per i farmacisti, l’aspetto sottolineato riguarda il mancato riconoscimento di una remunerazione della dispensazione, a fronte di un’attività che potrebbe richiedere tempo da dedicare al paziente, soprattutto in termini di supporto nella corretta assunzione, nell’aderenza alla terapia, nella verifica delle interazioni. Il presidente del Sunifar sottolinea però “il vantaggio” del coinvolgimento delle farmacie: “il farmaco deve essere somministrato subito dopo diagnosi di Covid-19 ed entro 5 giorni dai primi sintomi. Una fornitura tramite la distribuzione diretta” è risultata “inadeguata” nel rispettare una finestra temporale così “ristretta”. E questo è implicitamente un “riconoscimento”. Va detto poi, continua, che l’accordo “succede a una richiesta espressa dal Ministero in condizioni dettate da un quadro di eccezionalità ed emergenza”. Mirone, da parte sua, rimarca l’importanza «per la filiera di aver dato l’ennesima prova di senso di responsabilità verso i cittadini e il Ssn. Ma in ogni caso queste interlocuzioni con le istituzioni sono state nuovamente occasione per rappresentare le difficoltà delle aziende della distribuzione e in generale per il settore. Nel momento in cui tale terapia dovesse entrare in maniera strutturata nel circuito della Dpc» sarà occasione «per rivederne le modalità». Intanto, da parte della Fofi, in una recente circolare, viene spiegato che “la Fondazione Francesco CannavoÌ sta predisponendo un corso formativo e di approfondimento, che illustrerà le proprietà farmacologiche, le indicazioni terapeutiche, gli effetti collaterali e le controindicazioni, nonché le nuove modalità di dispensazione”.

Contenuto della confezione, schema di assunzione e interazioni

Per quanto riguarda le indicazioni, va ricordato che il Paxlovid “è indicato per il trattamento della malattia da Covid-19 negli over 18 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad elevato rischio di progressione severa”. In particolare, è indicato a chi presenta almeno un fattore di rischio tra quelli riportati nel Piano terapeutico – per esempio tumori in fase attiva, insufficienza renale cronica, obesità, Bpco grave, immunodeficienza primaria o acquisita, scompenso cardiaco, malattia coronarica, cardiomiopatia, diabete mellito non compensato”. In ogni caso non va utilizzato in gravidanza (non sono disponibili dati riguardo all’uso di Paxlovid nelle donne incinta). “La terapia deve essere somministrata il prima possibile dopo la diagnosi ed entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Prima e durante la terapia si devono tenere in considerazione potenziali interazioni con altri medicinali” e per questo “è opportuno riesaminare i medicinali concomitanti e il paziente deve essere monitorato per eventuali reazioni avverse associate”. L’anamnesi farmacologica è fondamentale e “va indagata adeguatamente”. Per quanto riguarda l’assunzione, la scatola contiene esclusivamente la terapia indicata, che è per cinque giorni: il contenuto, quindi, è di “5 blister, ciascuno dei quali rappresenta la dose giornaliera, per un totale di 30 compresse”. La terapia, da assumere per via orale per 5 giorni, “consiste di 2 medicinali: nirmatrelvir (PF-07321332), compressa rosa, e ritonavir, compressa bianca. La dose giornaliera raccomandata è 2 compresse di nirmatrelvir e 1 di ritonavir due volte al giorno ogni 12 ore”. Le due compresse “di nirmatrelvir (PF-07321332) e la compressa di ritonavir devono essere assunte insieme. Ogni blister giornaliero contiene 4 compresse di PF-07321332 e 2 compresse di ritonavir per entrambe” le assunzioni.

Francesca Giani

fonte: Farmacista33