Farmacista SSN fra clinica, ricerca e formazione. Congresso SIFaCT

655

Dall’incontro con le Scuole di specializzazione al Tavolo precongressuale sulla sperimentazione clinica, fino a un confronto sul modello formativo francese: tanti i temi affrontati nella tre giorni romana

Si è aperto con un tavolo precongressuale sul tema della ricerca clinica e dell’accesso precoce alle terapie innovative la decima edizione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacia Clinica e Terapia (SIFaCT), che si è svolto a Roma dal 24 al 26 novembre. Tanti e diversi gli argomenti trattati relativamente alle attività in ambito di farmacia clinica che il farmacista del SSN può ricoprire in diversi ambiti, dalla clinica, appunto, come la gestione dell’aderenza dei pazienti con malattie autoimmuni, la stewrship antibiotica in pediatria, l’assistenza al paziente fragile, alla ricerca, con l’uso di database e la raccolta dei dati a supporto delle decisioni, fino alla formazione, della quale si è parlato in un incontro con le Scuole di Specializzazione, oltre che in una sessione sul modello di formazione del farmacista clinico in Francia.

Il ruolo del farmacista nella ricerca

“Accesso precoce alle terapie innovative e ricerca clinica, per il farmacista del servizio sanitario nazionale sono due argomenti quotidiani e ci sono tanti cambiamenti in atto”, ha dichiarato Francesca Venturini, presidente SIFaCT, aprendo il Tavolo precongressuale. L’occasione per parlare di questi temi è stata l’applicazione del nuovo Regolamento Europeo 536/2014 da gennaio di quest’anno, che vuole favorire lo svolgimento delle sperimentazioni in Europa, uniformando le regole tra i Paesi. Dal punto di vista dei centri partecipanti, sul nuovo regolamento “c’è un riscontro positivo, anche se c’è una maggiore necessità di collaborazione”, ha dichiarato Oriana Nanni, direttore di Biostatistica e Sperimentazioni Cliniche IRST “Dino Amadori”. E anche dal punto di vista dei promotori, “l’adeguamento al regolamento europeo è un ulteriore step che richiede il coordinamento di tutti gli interlocutori”, come ha sottolineato Annalisa Iezzi, responsabile del Gruppo di Lavoro ‘Ricerca’ di Assobiotec, associazione che si è seduta per la terza volta al tavolo organizzato da SIFaCT. Carla Masini, direttore Farmacia Oncologica IRST “Dino Amadori”, oltre a riprendere il valore per i pazienti derivante dall’accesso precoce alle terapie, ha evidenziato l’importanza della ricerca clinica a livello economico, quantificando, per l’IRCCS dove lavora, in “cinque milioni di euro l’anno i costi evitati per le terapie farmacologiche grazie alla sperimentazione clinica”.
L’Italia, comunque, “tiene sul fronte delle sperimentazioni”, come ha sottolineato Sandra Petraglia, Dirigente Area Pre-autorizzazione di AIFA, mentre secondo Anna Maria Marata, presidente commissione del Farmaco Emilia Romagna e componente della CTS di Aifa, è importante “lavorare insieme e avere momenti di confronto a livello europeo per cercare di interagire con EMA rispetto a ciò che chiede”. È chiaro, infine, che l’adeguamento richiederà investimenti per ammodernare la parte strutturale e organizzativa, oltre che nella formazione di tutte le figure professionali che partecipano, a vario titolo, alle sperimentazioni.
Sempre alla ricerca è stata dedicata una sessione plenaria sul corretto utilizzo dei database amministrativi e dei flussi di dati. In questo ambito “il farmacista ha l’obbligo di saper riconoscere e intercettare il dato, saperlo leggere ed interpretare, analizzare e divulgare”, come ha osservato Daniele Mengato, della UOC Farmacia Ospedaliera dell’Azienda Ospedale-Università di Padova. Il farmacista, del resto, “inizialmente si limitava a controllare le scorte di reparto, ci sono stati, poi, i primi tentativi di verifica di appropriatezza prescrittiva e man mano, compiti e responsabilità si sono ampliati, soprattutto nell’ambito oncologico, con il quale, il farmacista si è avvicinato alla clinica”, ha raccontato, invece, Carla Masini, riportando l’esperienza del farmacista counselor nella gestione delle terapie oncologiche orali presso il suo istituto. E per dare un supporto pratico alle attività di ricerca e raccolta dati, nell’ambito dell’incontro è stata organizzata una sessione parallela dedicata proprio alle pubblicazioni scientifiche.

Gli aspetti clinici dell’attività del farmacista SSN

Un ambito sempre più rilevante, si sta consolidando per il farmacista dal punto di vista dell’attività clinica, con l’obiettivo di arrivare al letto del paziente al fianco dei medici. “La professione del farmacista clinico si è evoluta. Bisogna guardare al farmaco come bene di salute e quindi valutare l’uso più appropriato dei medicinali”, ha spiegato Roberta Di Turi, presidente del Congresso, all’apertura dell’evento, osservando che il farmacista, in questa evoluzione, “deve garantire che i medicinali producano un esito favorevole per il paziente, con il paziente al centro dell’attenzione”.
Sono state tre le sessioni plenarie dedicate alla clinica, oltre a due sessioni parallele sulla stewardship antibiotica e sulle malattie croniche del sistema immunitario, con temi quali il rischio clinico e l’antibiotico resistenza e con il farmacista “che è fondamentale nella stewardship, dalla prescrizione al follow-up, fino alla fine della terapia”, come ha riportato Alessandro Capone, dell’Istituto di Malattie Infettive Spallanzani di Roma. Basti pensare, come emerso durante la sessione, che gli errori più frequenti in ospedale derivano da dose o farmaco errato, un rischio che parte a livello organizzativo e per ridurre il quale “è fondamentale coinvolgere il farmacista nei team multidisciplinari”.
C’è spazio, poi, per parlare dell’aggiornamento della raccomandazione 14, che ha anche portato all’attenzione dei Direttori Generali l’importanza dell’ammodernamento e degli investimenti in tecnologia, al fine di ridurre gli errori grazie a una maggiore automazione dei processi, mentre un’intera sessione è stata dedicata alla gestione del paziente fragile. Moderata da Alberto Pilotto, Presidente SIGOT (Società Italiana di Geriatria Ospedaliera e Territoriale) e geriatra all’E.O. Ospedali Galliera di Genova, secondo i quale “c’è una documentazione, ormai, sul fatto che l’interdisciplinarietà, con la messa in comune di strumenti validati, migliora l’indice prescrittivo”; alla sessione è intervenuto anche Umberto Gallo, della UOC Assistenza Farmaceutica Territoriale della AULSS 6 Euganea di Padova, che ha parlato di deprescrizione dei farmaci, del valore di iniziare un dialogo con i medici su questi aspetti e del ruolo del farmacista, “fondamentale per una adeguata ricognizione di tutti i medicinali e la relativa proposta di riconciliazione farmacologica”.
Infine è stato affrontato, in un’altra sessione dedicata, il tema dei dispositivi medici, con un particolare riguardo all’impatto economico e a diversi modelli di monitoraggio di consumi e spesa, a livello regionale e locale.

Il confronto con le Scuole di Specializzazione per parlare di formazione

Altro argomento chiave del Congresso SIFaCT è stata la formazione. In apertura dell’evento, Francesca Venturini ha presentato due attività che la Società sta portando avanti per favorire la formazione dei nuovi farmacisti, ovvero un percorso di formazione di due anni con moduli di base su riconciliazione farmacologica e deprescrizione e moduli avanzati su specifiche aree terapeutiche. Tutto questo e la proposta complessiva di SIFaCT sulla formazione in farmacia clinica saranno contenuti in un compendio di prossima uscita. Inoltre, il recente accordo di collaborazione tra SIFaCT e la società europea di farmacia clinica (ESCP), favorirà l’interazione dei soci SIFaCT con i colleghi europei, con la possibilità di poter contribuire a progetti europei o mutuare o far mutuare modelli organizzativi.
Inoltre, il Consiglio Direttivo SIFaCT ha incontrato i Direttori delle Scuole di Specializzazione in Farmacia Ospedaliera in un tavolo di lavoro sulla formazione in farmacia clinica. Il dibattito si è articolato sulla necessità di ulteriormente sviluppare la formazione del farmacista con aspetti propri della farmacia clinica, ma anche di uniformare i percorsi tra scuole. Così come “le università non sono tutte uguali, altrettanto capita con le sedi ospedaliere dove gli specializzandi si formano”, come ha sottolineato Nicola Realdon, del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Padova, secondo il quale bisogna puntare all’accreditamento per uniformare l’offerta, oltre che a sensibilizzare i tutor a valorizzare nel corso del tirocinio formativo le attività di ricerca. Su questo punto, i direttori delle scuole si sono dichiarati favorevoli alla promozione di progetti promossi dalla società scientifica nell’ambito delle attività formative degli specializzandi.
In chiusura del Congresso SIFaCT c’è stato il confronto con il modello di formazione francese durante il quale Andre Rieutord, dell’Istituto di Oncologia Gustave Roussy di Parigi, ha spiegato che, oltralpe, i medici sono coinvolti nella formazione del farmacista per trasmettere le nozioni sulle diverse malattie, ci sono incontri periodici con i clinici e l’esperienza si fa con un internship a tempo pieno già dall’inizio della scuola di specializzazione; mentre quello a cui stanno puntando ora è arrivare al letto del paziente e interagire di più direttamente con lui per gestire al meglio rischio clinico e aderenza alle terapie.

Sabina Mastrangelo

Fonte: Farmacista33